Anche nei reparti ospedalieri ad elevata specializzazione, dotati di
tutte le nuove tecnologie, c'è ancora spazio per la musica, che potrebbe
offrire ai malati e ai loro familiari una sorta di terapia
complementare. L'antico invito «Canta, che ti passa» è stato infatti
rivisitato, diventando «Ascolta la musica suonata per te, e condividi
questo momento di pace: vedrai che staremo tutti un po' meglio». Secondo
i promotori del progetto
Il Paziente al centro, partito nelle
scorse settimane all'Unità di Rianimazione Generale dell'Irccs Ospedale
San Raffaele di Milano, anche la musica dal vivo contribuisce infatti a
offrire ai pazienti ricoverati e alle loro famiglie un momento di
serenità, che quasi certamente ha anche l'effetto di
alleviare ansia e stress legati al ricovero, e con essi il bisogno di farmaci. Dica33 ne ha parlato con
Luca Cabrini, tra i responsabili del reparto e dell'iniziativa.
Dottor Cabrini, in che modo pensate di usare la musica in chiave terapeutica?«La
musicoterapia è stata oggetto di molti studi, che si sono focalizzati
sia sulla musica scelta dal soggetto che ascolta sia su quella ascoltata
per la prima volta. Nel nostro caso, l'offerta di musica eseguita dal
vivo, non scelta dal paziente, rientra in un progetto più ampio che
vuole garantire la miglior qualità di vita possibile durante e dopo il
ricovero».
Che risultati pensate di ottenere?«I
benefici per i ricoverati sono documentati nella letteratura
scientifica: ascoltare musica - registrata o dal vivo - contribuisce a
ridurre i sintomi di tipo ansioso e depressivo, e anche a
limitare
la richiesta di sedativi,
aiutando a mantenere il contatto con la realtà e il benessere
complessivo. Si pensa che la musica aiuti a ridurre i rischi di sindrome
post-traumatica da stress e di effetti cognitivi, aiutando i ricoverati
a restare il più possibile presenti a se stessi.
Nel nostro reparto le esecuzioni dal vivo sono eseguite da
musicisti volontari
- finora sono state due musiciste donne - che si spostano di stanza in
stanza eseguendo brani di musica classica o acustica, per esempio
suonando il violoncello o la chitarra».
I pazienti dei
reparti di rianimazione sono spesso in condizioni gravi, e instabili.
Questo comporta problemi o accortezze particolari?«Certamente
sì. Alcuni pazienti sono in condizioni critiche, sotto sedazione o in
coma, e in quel caso non sappiamo con certezza se la musica faccia
piacere anche a loro, ma i familiari ci hanno detto di apprezzare molto
l'iniziativa. Dopodiché la durata delle esibizioni viene valutata
insieme per essere sicuri di non affaticare troppo i malati.
Inoltre
tutti sono avvertiti in anticipo del fatto che un'eventuale urgenza
sospende i concerti. In questa fase stiamo verificando la fattibilità
dell'iniziativa, che è stata molto apprezzata. In futuro contiamo di
misurare in maniera rigorosa i benefici per i malati, sia in termini di
gradimento da parte degli interessati sia in termini di riduzione degli
stati ansiosi e del consumo di farmaci».
(dal sito
www.dica33.it)