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mercoledì 9 marzo 2016

A PROPOSITO DEL CANTARE IN UNA RESIDENZA PER ANZIANI

Biella. La dottoressa canta per i pazienti: “Anche questa è una terapia”

Lavora da un anno e mezzo al “Degli Infermi” e racconta che, quando è stata lei stessa malata, “ascoltare musica era l’unica cosa che riuscivo a fare” e “per me è stata una terapia”. Adesso canta anche per i pazienti: “Nelle situazioni più difficili il canto rassicura, tranquillizza: ‘seda’ l’animo e lo fa riposare”.

Della musica come terapia si è parlato molte volte, ma di dottoresse che cantano ai letti dei propri pazienti, nelle corsie degli ospedali, ci sono pochi esempi noti. Uno arriva da Biella e la protagonista è la dott.ssa Paola Matera, medico del pronto soccorso, che da un anno e mezzo lavora al “Degli Infermi” e che il potere della musica lo ha provato in prima persona.

“Mentre mi trovavo ricoverata in ospedale, bloccata a letto – racconta -  ascoltare musica era l’unica cosa che riuscivo a fare”. Da qui l’idea di usare il canto come terapia non solo per se stessa, ma anche per gli altri. “Adesso canto anche per i miei pazienti; nelle situazioni più difficili il canto rassicura, tranquillizza: ‘seda’ l’animo e lo fa riposare. Per me, infatti, curare i pazienti non significa solo richiedere esami strumentali o di laboratorio, ma dedicare loro tempo, curare la loro anima rassicurandoli con un sorriso, perché la malattia più temibile è la paura di non farcela”.

“Nei giorni scorsi – racconta Paola – sono stata con un amico chitarrista nel reparto di lungodegenza (Geriatria) e lì abbiamo intrattenuto i pazienti per oltre un’ora con le canzoni. È stato un crescendo di emozioni e di persone che via via si sono aggiunte: prima due pazienti in sedia a rotelle, poi altri due del reparto vicino, un’altra è stata avvicinata con l’intero letto. In pochi minuti si è radunato un gruppo compreso anche di medici, infermieri e operatori. All’inizio ho notato una signora anziana in un angolo: sguardo spento, testa bassa. È bastato poco e, mentre lei richiedeva i brani di Tenco, gli altri battevano le mani e facevano il coro”.
(dal sito www.quotidianosanita.it)

martedì 19 gennaio 2016

LA DEMENZA SI COMBATTE ANCHE CANTANDO

Come di consueto, ci recheremo prossimamente a cantare presso la Casa di soggiorno per anziani "Città di Verona" nell'ambito dell'iniziativa "Amarcor" promossa dall'ASAC, consulta di Verona.

Ecco, a questo proposito, una utile lettura.

Non bisogna avere un passato da musicista per godere degli effetti positivi sulla salute, in particolare su quella cerebrale, che arrivano dalla musica. Lo afferma un gruppo di ricercatori finlandesi che ha valutato l'importanza di interventi basati proprio sulla musica in persone con demenza di diversa origine, in fase iniziale o di gravità moderata. «La demenza e il suo peso a livello sociale sono in continua crescita, ma i sistemi sanitari dispongono di poche risorse per seguire al meglio queste persone e chi di loro si prende cura, i cosiddetti caregiver» esordisce Teppo Sarkamo, dell'Università di Helsinki e primo autore di una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Alzheimer's disease. Secondo i ricercatori, in un simile contesto è importante trovare alternative per mantenere attive e stimolare le capacità cognitive e il benessere di chi soffre di demenza, e la musica potrebbe rappresentare una strategia vincente in questo senso.

Da qui lo studio che ha coinvolto 89 coppie formate da persone con demenza lieve o moderata e i rispettivi caregiver. I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi, due dei quali hanno preso parte per 10 settimane a programmi che prevedevano attività legate alla musica: cantare sotto la guida di un coach oppure ascoltare canzoni note. Il terzo gruppo di pazienti ha continuato invece a essere seguito nel modo standard dal proprio caregiver. «Gli interventi basati sulla musica hanno migliorato le condizioni dei pazienti con demenza» afferma l'autore, che poi precisa: «Cantare ha migliorato la memoria di lavoro nelle persone con demenza lieve e ha aiutato quelle più giovani a mantenere le funzioni esecutive e l'orientamento». Anche ascoltare musica ha avuto effetti positivi in particolare sulle persone con demenza moderata non legata all'Alzheimer e ricoverati in case di cura. Infine, la musica ha migliorato l'umore, alleviando la depressione in molti casi di demenza moderata e Alzheimer. Il tutto indipendentemente dalla familiarità del paziente con musica e strumenti musicali.

«I nostri risultati dimostrano che la musica potrebbe rappresentare uno strumento semplice ed efficace per la gestione della demenza e per la riabilitazione dei pazienti che ne soffrono» conclude Sarkamo.